Caro Goffredo Bettini…

Caro Goffredo Bettini,

queste sono le opinioni di un umile socialdemocratico.

Pur essendo d’accordo con Lei sulla necessità di un sistema elettorale di tipo proporzionale – dopo un trentennio di leggi elettorali che hanno svuotato i partiti della loro identità politica in nome della stabilità di governo e della celerità nella definizione del risultato -, non sono in linea con tutto il resto. Non lo sono, in primo luogo, per motivi ideali e, poi, per motivi pratici.

Iniziando dai primi, non sono d’accordo perché proporre coalizioni elettorali o di governo che ricomprendano le più disparate famiglie politiche significa non comprendere l’eccezionalità del tempo in cui viviamo; un periodo in cui, uscendo dagli schemi concettuali della conservazione e della moderazione, possiamo trovare le soluzioni più adatte a ricostruire un mondo più egualitario, libero e giusto. Continuare nella direzione di una coalizione tra moderati, popolari, liberali e socialisti significa accomodarsi e rendersi ancora subalterni alla contro-egemonia liberale che, nei decenni passati, ha neutralizzato la spinta progressista indirizzando ogni riforma sociale verso semplici correttivi di un sistema troppo ingiusto per vivere. È nell’incapacità di declinare i nostri valori in un pensiero eretico, in una prospettiva di critica del sistema vigente e di cambiamento, in una utopia realista che abbiamo perso la nostra forza di volano del progresso.

Continuare in questa direzione significa anche non aver compreso le motivazioni per cui i movimenti cd. sovranisti e populisti sono nati; movimenti che traggono la loro forza nel disagio sociale e nell’emarginazione delle fasce sociali più deboli. Le urla e i toni più o meno violenti di chi si è sentito escluso non erano propri di una minoranza di ignoranti o di imbecilli: erano le rivendicazioni di un popolo che si è sentito messo alle corde da decenni di tagli alla spesa pubblica, di deflazione salariale, di impoverimento generale. È impossibile pensare di costruire un serio programma di riforme sociali, di rinvigorimento del welfare, di redistribuzione della ricchezza con chi per anni ha trattato la povertà come una colpa e, per questo, propinato misure di macelleria sociale. Proporre di nuovo una coalizione che unisca moderati, popolari, liberali e socialisti significa perdere definitivamente contatto con quel popolo che per anni abbiamo tradito e soffiare sul fuoco, tutt’altro che spento, del disagio sociale e della reazione.

Per questi motivi e per molti altri, caro Goffredo Bettini, non sono d’accordo con Lei. La prospettiva del più grande partito del centrosinistra italiano non dovrebbe essere quello di costruire una coalizione larga che comprenda tutto e il contrario di tutto, una coalizione che non vuole e non capisce nessuno se non qualche dirigente di partito troppo lontano dalla realtà e dalla propria comunità. La prospettiva del più grande partito del centrosinistra italiano dovrebbe essere quella di ritrovare la propria identità politica per coagulare intorno a sé tutte quelle forze di sinistra, ambientaliste e civiche che vogliono mettere in atto un serio e radicale programma progressista di cambiamento della nostra società. È ora di smettere di pensare che non si possa: basta solo volerlo. 

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